Michael è in 
  macchina quando il suo cellulare squilla. -Pronto?-
  -Pronto? E' Michael Calligan?-
  -Sì, sono io-
  -Buongiorno. Io sono Megan Conley, della Forrester Creations. Eric Forrester 
  mi ha detto che lei ha bisogno di fissare un appuntamento con Brooke Logan-
  -Ah sì certo!-
  -Lunedì alle 10.00 potrebbe andar bene?-
  -In questo momento sono in macchina e non posso consultare la mia agenda. 
  Facciamo così la richiamo al più presto per darle una risposta. Va bene?-
  -Va benissimo. A risentirci allora-
  Ridge, nel frattempo, cerca di non perdere di vista l'auto di Michael: avendo 
  ascoltato la conversazione telefonica al Mannequins, ha capito che quell'uomo 
  è coinvolto in qualche modo con la Forrester e adesso vuole assolutamente 
  scoprire chi sia. Michael si 
  ferma nel parcheggio di un centro commerciale della Calligan Corporation i cui 
  uffici fungono per lui da sede lavorativa a Los Angeles.
  -Maledizione! Volevo scoprire chi fosse ma non posso certo aspettare che quel 
  tizio finisca di fare shopping per continuare 
  a pedinarlo!-                                                                       
  Ridge sta per rimettere in moto la sua auto quando sente l'addetto al 
  parcheggio rivolgersi a  Michael:
  -Buongiorno Signor Calligan!-
  -Signor Calligan?- esclama Ridge stupito.....    
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Nel 
  frattempo all'Insomnia Steve si alza da terra e subito raccoglie la borsa di 
  Amber sulla quale è inciampato. -Santo cielo! Si è fatto male?-
  -No, non è niente-
  -Ho sempre la testa tra le nuvole! Scusi tanto!-
  -Non si preoccupi, anch'io sono un tipo molto distratto!-
  Intanto Bridget si avvicina: 
  -Tutto bene qui?-
  -Oh ciao cognatina! Il signore è inciampato sulla mia borsetta; per fortuna 
  nulla di grave. Sono qui per parlarti di una cosa importante-
  Steve si allontana dalle due ragazze, e si dirige in fretta verso l'uscita. 
                                            
  
Ad un tavolo Doris sta pensando tra sè e sè: -Steve! Quando tempo è passato...Chissà perchè è qui! Ma cosa fa? Va via? Forse dovrei seguirlo! Ma per dirgli cosa? Lasciamo stare...Fammi leggere un pò questo giornale-
-Scusa un attimo 
  Amber. Signor Carson, signor Carson, il signor Garrison ha deciso di riceverla 
  subito, che fa va via?-
  -Sì signorina, mi scusi se le ho fatto perdere tempo ma improvvisamente ho 
  ricordato di avere un altro impegno: tornerò in un secondo momento-
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  Steve esce di corsa dal locale e, una volta fuori, tira un sospiro di 
  sollievo. -Per un momento ho 
  creduto di soffocare. Chissà se avrò mai il coraggio di rimettere piede lì 
  dentro!-
  Steve continua a camminare senza 
  riuscire a spiegarsi quella brutta sensazione. Dopo una decina di metri si 
  imbatte in una panchina, si siede e, come spesso gli capita quando è triste, 
  comincia a rivangare il passato... 
....( inizio flashback) E' una bella sera d'estate ed Amy, la ragazza di Steve, compie vent'anni. Dopo aver cenato in un locale romantico i due fidanzatini si recano in discoteca. Steve inizia a bere un pò troppo così Amy lo convince a tornare subito a casa. L'alcool, però, ha già fatto effetto e Steve guida verso casa fortemente infastidito dalle luci della strada. Per evitare un cagnolino in sosta al centro della sua corsia, Steve esce fuori strada e si schianta contro un albero. Amy muore sul colpo, Steve ne esce con qualche contusione.....(fine flashback)
I ricordi si interrompono bruscamente, quasi a voler rimuovere quanto accaduto. Quando ritorna alla realtà Steve piange e continua a ripetersi -"ho ucciso la mia Amy, ho ucciso la mia Amy"-
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Quando Julia riaprì gli occhi 
  vide intorno a sè alcune persone del tutto sconosciute: la più giovane 
  indossava un camice bianco che probabilmente serviva a coprire un vestito un 
  pò troppo sexy. La ragazza si avvicinò a lei con fare gentile e la informò che 
  si trovava in ospedale. Julia si stupì: non ricordava nulla di quello che era 
  accaduto nelle ultime ore ma ben presto la memoria le tornò. Rivide la scena 
  dell'incidente, la macchina che fuggiva a tutta velocità, la gente che la 
  circondava. Un nome, in particolare, continuava a risuonarle nella testa: Eric 
  Forrester! 
  Per un attimo (ma a lei sembrò 
  un'eternità) si era sentita attratta da quell'uomo così elegante. Non aveva 
  mai provato una sensazione simile in tutta la sua vita! Probabilmente era 
  dovuto al fatto che si trovava sotto shock. In ogni caso aveva tutta 
  l'intenzione di recarsi alla Forrester per ringraziarlo del suo 
  interessamento. Benchè lo avesse visto per così poco, Eric aveva già fatto un 
  buon effetto su di lei: era riuscito persino a farle scordare il motivo del 
  suo viaggio a Los Angeles! 
  Mentre Julia era assorta nei suoi 
  mille pensieri, un dottore, Ernest Cohen, le si avvicinò e le spiegò 
  brevemente cosa le era accaduto. Gli esami avevano dato tutti esito negativo: 
  entro un paio di giorni avrebbero potuto dimetterla.
  -Vuole che avvisi qualche 
  parente del suo ricovero?-
  -No la ringrazio. Non è 
  necessario- 
  La domanda del medico, però, la 
  indusse a pensare al marito e al figlio.
  -Sono convinta che Steve se ne è andato in Europa. E' probabile che non lo 
  riveda mai più- 
  Julia non sapeva ancora di quanto 
  si stava sbagliando:entro breve il destino avrebbe riunito madre e figlio....
  
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Nel frattempo, non 
  molto lontano da lì, Jennifer prendeva possesso del suo nuovo appartamento, 
  insieme alla sorella Kelly (di 8 anni più grande).
  -Che bella giornata! Restare 
  in casa solo per disfare tutti questi bagagli sarebbe ridicolo! Los Angeles 
  non sarà la mia amatissima San Francisco ma ha sicuramente molto da offrire e 
  io voglio visitarla tutta, da cima a fondo! Beh, visto che è passata l'ora di 
  pranzo già da un bel pezzo, potrei cominciare da quel locale che ho notato 
  passando. Non è molto distante e sarà pieno di ragazzi: quale migliore 
  occasione per farsi dei nuovi amici?-
  Appena varcata la porta del locale, Jennifer rimane affascinata dall'atmosfera 
  che vi si respira. Non c'è ancora molta gente così ne approfitta per ordinare 
  qualcosa al bancone e attaccare bottone con la cameriera.
  
  -Desidera?-
  -Volevo un succo di frutta, un'insalata mista e qualche informazione sulla 
  città, ti dispiacerebbe darmele?-
  -Anche tu sei nuova?! Sembra che questa settimana tutti si vogliano trasferire 
  a Los Angeles! Io mi
  chiamo Bridget e posso dirti che, se hai voglia di fare nuove conoscenze, 
  questo posto fa al caso tuo!-
  -Bene, sai mi sono appena trasferita e non conosco nessuno...Ah dimenticavo il 
  mio nome è Jennifer-
  -Molto piacere...-
  La loro conversazione viene 
  però interrotta poichè Cj Garrison richiama la sua
  dipendente. 
  Poco dopo Bridget torna al bancone 
  e con aria molto dispiaciuta si rivolge a Jennifer:
  -Hai bisogno d'altro? Mi 
  spiace ma non posso fermarmi molto a parlare perchè devo aiutare il mio capo a 
  sistemare alcune pratiche.-
  -No vai pure, volevo solo sapere se posso trovare qualche lavoro part-time-
  -Beh qui si cerca personale...ma non so forse hanno già trovato...tenta un 
  colloquio.-
  -Ok, vedrò cosa fare, comunque grazie mille-
  -Sono contenta di esserti stata utile. Ci vediamo!-
  Rimasta sola Jen si guarda 
  un po' intorno e rimane letteralmente colpita da una ragazza (sulla trentina) 
  seduta al tavolino di fronte. Vorrebbe avvicinarsi, presentarsi ma qualcosa la 
  blocca......   
    
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Susan, nel 
  frattempo, è arrivata all'Insomnia, con almeno una mezzora di anticipo. 
  Ripensa alla sera prima e alle parole di C.J. E' pronta per il provino ma non 
  essendo la prima decide di ingannare l'attesa ordinando un caffè, fumando una 
  sigaretta.
  -Ciao Bridget,posso avere un caffè,per favore?-
  -Ciao Susan,certamente. Sei pronta per il provino?-
  -Sì,anche se non pensavo ci sarebbero state così tante ragazze. Mi è venuta un 
  pò d'ansia!
  -Tranquilla Susan,sono convinta che ti andrà bene!- Bridget sorride e poi si 
  allontana.
  Rimasta sola Susan si accende una sigaretta e dà un'occhiata in giro. I suoi 
  occhi si soffermano su C.J. che sta parlando con un signore molto elegante.
  Bridget ritorna con il 
  caffè. 
  -Senti Bridget chi è quel signore 
  che sta parlando con C.J.?-
  -E' suo padre,il signor Clarke Garrison e lavora alla Spectra Fashion-
  -Susan tocca a te-
  -Ok...è arrivato il gran momento. Grazie per tutto Bridget!-
  -Di nulla Susan e in bocca al lupo-
  -Crepi!-   
   
Nell'altra ala del 
  locale Doris, continua a leggere il suo giornale, in attesa di assistere ad 
  alcune audizioni. La sua attenzione viene attirata dagli annunci immobiliari 
  <<Affittasi stanza singola in appartamento da condividere con una sola 
  persona...Per informazioni telefonare al nr 349050 e chiedere di Steve>>
  -Che sia proprio lui? 
  Sarebbe davvero una strana coincidenza! Beh, io provo!-
  Al telefono le risponde un 
  uomo che le fissa un appuntamento per il giorno successivo, alle 20:00. Doris 
  si segna su un pezzo di carta l'indirizzo e il cognome sul campanello: Sharpe!
  Doris sta ancora 
  sorseggiando il suo caffè quando si accorge che un uomo, poco lontano, la sta 
  osservando intensamente. 
  -Carino! Misterioso! Chi sarà? 
  Perchè mai mi sta starà fissando?-
  -Doris? Ehi, Doris! Qualcosa non va?-
  -No Bridget, sto bene-
  -Il signor Garrison ti riceve subito. Lo trovi vicino al palco: sta ascoltando 
  una nuova cantante-
  -Grazie Bridget! Sei stata gentilissima e per questo ti sono molto 
  riconoscente. Dico davvero!-
  Mentre si avvia verso il palco sente una delle voci più belle che abbia mai 
  ascoltato in vita sua.
  -Dio che brava! Bisognerebbe 
  lavorare un pò il look ma come cantante non le si può dir nulla!-
  -Lo pensi davvero?- Doris non si era accorta di aver espresso i suoi pensieri 
  ad alta voce e di aver, così facendo, attirato l'attenzione di un ragazzo 
  seduto lì vicino.
  -Sì che lo penso! Credo che sia la voce più melodiosa che abbia mai ascoltato 
  dopo una certa Macy che ho sentito in Olanda anni fa!-
  -Hai sentito Macy?-
  -Sì! La conosci? E' eccezionale!-
  -La conoscevo sì......ma lasciamo perdere e dimmi...come ti chiami? Io sono 
  Cj-
  -Ciao Cj! Io sono Doris. Sto aspettando di essere ricevuta per un colloquio 
  dal signor Garrison. Vorrei lavorare qui. E' un bel locale e se ne 
  avessi l'opportunità mi piacerebbe gestirlo o fare la promoter. Organizzerei 
  delle serate a tema....del resto l'ho già fatto in Italia e mi sono divertita 
  un mondo!-
  -Come mai sei a Los Angeles allora?-
  -Avevo bisogno di cambiare aria così mi sono licenziata ed ora eccomi qui! Tu, 
  invece, che lavoro fai?-
  -Io sono il proprietario del locale.....-( Doris era talmente imbarazzata da 
  non riuscire a dire una sola
  parola. Non si aspettava che un ragazzo così giovane gestisse un locale tanto 
  famoso. E poi aveva detto tutto quello che pensava, senza scrupoli... 
  Sicuramente non l'avrebbe più assunta e chissà cosa pensava di lei ora! )- ....e 
  ti aspetto qui per le 15 di domani pomeriggio. Sarai una mia collaboratrice. 
  In prova per 6 mesi, poi si vedrà. Domani ci accorderemo su tutto il resto-
  -Beh non so che dire! Grazie Cj ...ehm signor Garrison-
  -Diamoci del tu, Doris: lo preferisco!-
  -Ok. Allora a domani Cj-
  Aveva ottenuto il lavoro. Ora doveva solo dimostrare quello che sapeva 
  fare....   
Claudia entra nel 
  locale di cui ha tanto sentito parlare, l'Insomnia e qualche secondo le basta 
  per capire che genere di posto sia: discreto, accogliente e di gran classe!
  Si sta guardando attorno 
  quando una ragazza, con i capelli lunghi e biondi, le rivolge la parola:
  -I colloqui con le cameriere 
  sono da quella parte- e Claudia- Non sono qui per fare la cameriera! Ho già un 
  lavoro molto soddisfacente, ringraziando Iddio!-
  La ragazza si sentì offesa da quell'affermazione -Forse il lavoro di cameriera 
  non merita rispetto?-
  pensò e quel pensiero traspirava talmente chiaro dal suo volto che Claudia se 
  ne accorse e cercò subito di rimediare:
  -Scusami, non volevo in 
  alcun modo offenderti. Sai, anche io ho lavorato in un bar prima di 
  trasferirmi qui, e mi divertivo moltissimo! io mi chiamo Claudia-
  -Io sono Bridget, piacere!-
  -Mentre parlavo ero sovrappensiero...Ti chiedo ancora scusa. Bridget sai dirmi 
  chi è quel tipo decisamente interessante laggiù?-
  -Quello? È C.J. Garrison, il proprietario del locale-
  -Davvero niente male...-
  -Dicevi di essere essere occupata, in quale settore lavori?-
  -La mia azienda vende 
  tessuti di ogni genere... Sono a Los Angeles per ottenere clienti nel campo 
  della moda-
  -Davvero? E hai già concluso 
  qualche contratto?-
  -Non ancora in maniera definitiva, ma penso di essere sulla buona strada. Hai 
  presente la Forrester Creations? Ho conosciuto un suo rappresentante che - a 
  dire la verità - mi piacerebbe frequentare anche al di fuori dell'ambito 
  lavorativo...-
  Il volto di Bridget si fece improvvisamente pensieroso... -E chi sarebbe 
  questo fortunato?-
  -Mi pare si chiamasse... Deacon.. Sì, Deacon Sharpe, sono sicura- Bridget fece 
  cadere il vassoio che aveva in mano...
  -Mi ha tradita con mia madre e ha già fatto perdere la testa a questa 
  giapponese!- pensò mentre era intenta a raccogliere i cocci. Prima di 
  andarsene lanciò a Claudia un'occhiata che le fece gelare il sangue nelle 
  vene....
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Anche se quello non 
  era il suo primo colloquio di lavoro, Melody entrò nel palazzo della Forrester 
  Creations con il cuore che
  batteva più velocemente del solito. Era sempre la stessa storia: la sua 
  emotività che veniva a galla. Riusciva a dominarsi solo grazie a grossi 
  sforzi.
  Alla reception degli uffici, disse il suo nome e spiegò che aveva un 
  appuntamento con il direttore dell'ufficio personale per le quattro di quel 
  pomeriggio.
  -Veramente- disse in tono rispettoso la segretaria - qui mi risulta che il suo 
  appuntamento sia stato modificato-
  -Come?!...- Melody non credeva alle sue orecchie. -Nessuno mi ha chiamato per 
  avvertirmi che l'appuntamento era stato rimandato.-
  -Infatti non è stato rimandato. C'è stato solo un piccolo cambiamento- disse 
  la segretaria sorridendo.
  Melody era confusa. -Che genere di cambiamento?...- 
  -Semplice. Invece del direttore dell'ufficio personale, il tuo colloquio lo 
  farai con me- rispose una voce maschile alle sue spalle. Melody si girò di 
  scatto, come fosse stata punta da una tarantola.
  -Thorne?!...- esclamò con un tono lievemente isterico nella voce.
  Lui la guardava, e sul viso aveva una espressione del tutto neutra. Tuttavia, 
  chissà per quale irrazionale sensazione, Melody era perfettamente convinta che 
  - invece - Thorne stesse segretamente ridendo di lei e del suo imbarazzo.
  -Io non voglio avere un colloquio di lavoro con te!...- Poi si rese conto 
  dell'assurdità delle sue parole e arrossì violentemente.
  Quando mai si era sentito che una persona chiamata per un colloquio di lavoro 
  si mettesse a sindacare sulla persona che doveva esaminarla? Una mossa 
  decisamente poco furba. A quel punto pensò di essersi definitivamente giocata 
  qualunque possibilità per quel posto.
  Si morse un labbro, ma vide che Thorne adesso aveva assunto un'espressione 
  estremamente divertita negli occhi.
  -E va bene!... Ridi pure di me! ...- pensò Melody con una fitta al cuore. - ..ma 
  lasciami in pace!-
  -Ok, penso che sia meglio lasciar perdere- disse serrando la tracolla della 
  borsa nervosamente e accennando a muoversi in direzione dell'uscita.
  Ma Thorne la fermò, bloccandole il passaggio con un braccio.
  -Perchè tanta fretta? Non vedo per quale motivo dovresti rinunciare a un 
  ottimo posto di lavoro, che porterà vantaggi a... entrambi!-
  -Cosa?!...-
  -Io e mio padre abbiamo letto il tuo curriculum e pensiamo che tu potresti 
  essere molto utile, qui alla Forrester, soprattutto in questo periodo. Abbiamo 
  bisogno di rilanciare la nostra immagine e, per quel che ne so, tu hai fatto 
  delle ottime cose in pubblicità-
  -Non sta succedendo a me!...- pensò Melody -Non sta succedendo a me!-
  Ritrovò la parola a fatica e riuscì ad articolare: -Tu... vuoi dire che... 
  volete assumermi?-
  Thorne annuì. -Esattamente. Sempre che la cosa ti interessi, ovvio-
  Melody era sopraffatta dalla sorpresa, e dalla gioia. 
  -Ma... certo!! Certo che mi interessa!...- esitò. Forse si era lasciata 
  trascinare dall'emozione. -Ecco, voglio dire...-
  -Capisco bene quello che vuoi dire- la rassicurò Thorne.
  -Oh, Dio, perché aveva ancora quella strana espressione negli occhi? E perché 
  Melody non riusciva a scacciare la strana sensazione che lui si stesse 
  prendendo gioco di lei?-
  -Allora?... Vogliamo andare a discutere i dettagli del tuo nuovo lavoro, nel 
  mio ufficio?-
  Melody annuì. -Va bene, naturalmente-
  Thorne le fece strada. La condusse fino al proprio ufficio e le
  aprì la porta. 
  Appena l'uscio fu chiuso: -Però, attenta, Melody McFarren. Qui nessuno ti 
  regalerà niente. Dovrai dimostrare di saper fare il tuo lavoro-
  Melody rabbrividì. Il tono di voce di Thorne sembrava diventato 
  improvvisamente più duro, severo. E le sue parole suonarono come un terribile 
  monito.
  Ma lei non era il tipo che si faceva intimorire dalle sfide: anche se 
  all'apparenza molto impegnative!
  Del resto non l'aveva mai fatto!!!...