Primo episodio

L'inizio di tutto...

Prima parte

L'alba di un nuovo giorno si spalancò radiosa sulla città di Los Angeles.
Bridget Forrester si era alzata molto presto, come ormai faceva da un  paio di settimane, da quando cioè aveva cominciato a lavorare all'Insomnia.
Il lavoro di cameriera non era certo rose e fiori, anzi era pesante, soprattutto per lei che non era stata abituata a lavori faticosi. Tuttavia stringeva i denti e sopportava persino il burbero carattere
di C.J. Garrison, proprietario del locale e suo capo. Voleva riuscire a tutti i costi a cavarsela da sola, con le sue forze. Era molto cambiata nelle ultime settimane. Suo padre non diceva niente, ma lei
era sicura di essere irriconoscibile. La separazione da suo marito Deacon e il tradimento di sua madre l'avevano ferita profondamente e l'avevano resa più dura, più diffidente. Dopo aver fatto una rapida doccia, si pettinò i bei capelli castani e si vestì. Era pronta per affrontare una nuova giornata di lavoro.

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Brian Smith era al volante della sua auto, diretto alla Spectra per rivedere il suo amico di gioventù Clarke Garrison. Nel tragitto ripensava alla sua vita prima dell'incidente, a quella maledetta notte e a tutte le sue conseguenze. Era deciso a liberare la sua coscienza dal peso che si portava dentro da tanto, forse da troppo.
Arrivato alla Spectra, stava cercando parcheggio, ma in quel momento un'auto lo tamponò.
-Oh, accidenti! Ma che cosa fa quell'idiota?!-
Scese dall'auto, decisamente di pessimo umore e si rese conto che il tamponatore era in realtà una tamponatrice: Taylor Forrester.
-Mi scusi!!- gli disse lei, scendendo trafelata dalla macchina -Ma dove ho la testa? E' tutta colpa mia, sono mortificata!-
La donna sembrava agitata e dispiaciuta. Brian le chiese: -Sta bene? Si è fatta male?-
-No, no! Io non non mi sono fatta nulla, grazie,- rispose Taylor. -Ma la sua auto... guardi qui!-
-Non è poi molto grave. L'aspetto sembra più terribile di quanto non sia in realtà.-
Taylor lo fissò. Quell'uomo aveva qualcosa di strano, di inquietante, ma, al tempo stesso di affascinante.
-Beh, comunque è un danno, ed è giusto che io la risarcisca.-
Ma Brian risalì al posto di guida. -Non si preoccupi. È tutto a posto.-Mise in moto.
-Ma cosa fa?...- esclamò Taylor sgranando gli occhi per la sorpresa.
Lui le lanciò un'occhiata vagamente canzonatoria. -Mi sembra chiaro! Me ne vado.-
E si allontanò, alla ricerca di un posto dove parcheggiare in pace.
Era deciso a parlare con Clarke, e niente e nessuno avrebbero potuto distoglierlo dalla sua intenzione.
Neanche i bellissimi occhi di quella donna che lo aveva investito. In  tutti i sensi.

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Mentre scorreva gli annunci di offerte di lavoro sul giornale, gli  occhi di Steve si illuminarono.
Non riusciva a crederci! L'Insomnia, uno dei locali più esclusivi della città, cercava un cameriere part-time!
"Sarebbe perfetto! Un lavoro vicino all'Università!...pensò con una certa soddisfazione.
Senza perdere troppo tempo, considerando che l'Insomnia non era lontano e che era anche una bella giornata Steve decise di recarsi immediatamente al locale.
Quindici minuti dopo, varcando la soglia dell'Insomnia, la prima cosa che vide fu una bella ragazza, mai vista prima, che stava servendo ai tavoli.
Era Bridget.
Steve le si avvicinò e le chiese:
-Scusami, potrei parlare con il direttore?-
-Il suo nome?-
-Mi chiamo Steve Carson, ho letto l'annuncio sul giornale.-
-Ah capisco... Può attendere un attimo per cortesia? Chiamo subito il signor Garrison.-
Bridget si allontanò.
Steve era insolitamente nervoso, eppure aveva già fatto altri colloqui... Per ingannare l'attesa decise di sedersi al banco e ordinare qualcosa. Cercò di calmarsi, ma le sue mani cominciavano a sudare....
In quel momento Amber entrò nel locale, aveva fretta di parlare con Bridget. Camminava velocemente, come al solito molto distratta e si scontrò con un cliente che stava uscendo, la sua borsetta cadde a terra....
Mentre lei si scusava con il povero malcapitato, Steve stava ritornando sopra al suo proposito di farsi assumere. Quell'attesa lo innervosiva troppo. Ma, mentre si dirigeva verso la porta inciampò  nella borsa di Amber.....

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Stava camminando freneticamente lungo un marciapiede, l'autobus che avrebbe dovuto portarla a Los Angeles era in ritardo. La donna sperava con tutte le sue forze di vederlo arrivare anche perchèogni minuto che passava la faceva sempre più riflettere su quello che stava facendo. Per inseguire quello che lei considerava ancora un miraggio (cioè ritrovare la sua vera famiglia) aveva lasciato il marito e aveva perso il figlio Steve. La sua vita stava andando sempre più a rotoli. Cosa avrebbe fatto una volta arrivata a Los Angeles?
Si trattava di una grande città e l'unica cosa che sapeva era che gli appartenenti alla sua famiglia erano molto ricchi e probabilmente proprietari di una qualche casa di moda.
Da dove partire? si era chiesta ripetutamente in quegli ultimi giorni. Aveva innanzitutto acquistato una rivista del settore e si era fatta un elenco delle case di moda con maggior successo. Poi escludendo le più assurde le erano rimasti 2 nomi: Forrester e Spectra.
Forse stava inseguendo una pista sbagliata, ma da qualche parte si doveva iniziare e la più via logica sembrava quella.
-Si, ok va bene, mi presento ad una di queste case di moda, uscirà il solito damerino, e io cosa gli dico? Lo sai forse sono una tua parente.- pensò preoccupata Julia, sicuramente gli avrebbe chiusola porta in faccia o avrebbe chiamato la polizia, e questo sarebbe stato solo fonte di guai.
Immersa nei suoi pensieri e affamata, decise di recarsi al bar di fronte per acquistare un qualcosa con cui nutrirsi.
Julia attraversò la strada senza accorgersi che una macchina a forte velocità stava arrivando nella sua direzione. Appena il conducente la vide, tentò una brusca frenata e la toccò solo di striscio lasciandola poi a terra.
Subito dopo giunse un'altra macchina che si fermò per vedere cosa era successo, l'uomo che scese attirò piacevolmente l'attenzione di
Julia, poi da lontano sentì la voce di una donna, probabilmente di passaggio:
-Ma quello è il famosissimo Eric Forrester!!!!!!!!-

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Entrando nel locale , Doris lo trovò molto carino ed accogliente.
Si guardò attorno e vide un tavolino un pò appartato che però le avrebbe permesso di osservare tutto il locale. Ordinò un caffè e  dei dolcetti, e fu servita da una ragazza dallo sguardo dolce ma
triste. -Ciao, mi chiamo Doris e sono nuova a Los Angeles.
Mi daresti qualche buona indicazione sulla città?-
-Ciao, sono Bridget. Cosa vuoi sapere?-
-Avrei bisogno di un appartamentino che sia in una zona tranquilla.-
-Qui all'angolo si affittano appartamentini carini.-
-Bene, allora darò un'occhiata! Senti, mi potresti anche indicare un locale dove si ascolti della buona musica oltre a mangiare? Sai, non conosco nessuno qui e non so come muovermi!-
-Qui puoi trovare quello che vuoi! Oggi stesso qui ci saranno delle
audizioni, magari puoi fermarti per ascoltarle. Senti, ce l'hai già un lavoro?-
-Ho mandato dei curriculum in giro, ma non mi hanno ancora chiamato...-
-Perché non fai un colloquio con il proprietario, il sig. Garrison? Cerca personale! Vuoi un appuntamento?-
-Si magari!-
-OK! Provvedo io!Un attimo!Torno subito....-
Bridget si allontanò....
Doris si guardò intorno e vide un uomo insolitamente nervoso seduto al banco che stava bevendo qualcosa.
"Mio Dio ma quello è Steve! Che ci farà qui?.............." pensò.
Con lo sguardo perso nel vuoto come a ricordare qualcosa,sorseggiò il suo caffè.

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-Eccomi nella mia nuova casa! "The Cottage"... bel nome.- esclamò  Melody, ma parlando solo a sé stessa, visto che si trovava da sola.
Los Angeles era certo una città molto differente dalla sua natia New York, ma era proprio perfetta per iniziare la sua nuova vita. Purtroppo, le mancava moltissimo la sua famiglia. La nostalgia era cosi forte, in certi momenti, da procurarle quasi un dolore fisico. Tuttavia, lei era stata costretta a lasciare la Grande Mela, e il polveroso negozietto di libri usati, con il caratteristico odore che aveva accompagnato tutta la sua vita. Ormai lavorava nel mondo della pubblicità da diverso tempo, ma l'atmosfera del negozio di famiglia non riusciva a dimenticarla. Come non riusciva a dimenticare sua madre, e sua sorella, Liza Ann. E il piccolo Albert! Lui, soprattutto, le mancava moltissimo.
Con un sospiro aprì uno degli scatoloni che si era fatta consegnare da una ditta specializzata. Conteneva una parte delle sue cose, alcuni vestiti, dei libri, qualche CD di musica classica, e un album di fotografie. Nonostante le proteste di sua madre, quelle poche Cose erano più che sufficienti per cominciare. Col tempo avrebbe recuperato anche il resto delle sue adorate cianfrusaglie, che per il momento erano rimaste a prendere polvere nella sua vecchia camera, a Soho.
Adesso, doveva concentrarsi solo sulla cosa principale: trovare un lavoro. Non poteva permettersi distrazioni. Neanche piacevoli come quella della sera prima.
Sì, decisamente molto piacevole. In un locale aveva incontrato un uomo di nome Thorne Forrester.
Sorrise al ricordo. "Non pensavo che fosse così. Mi aspettavo che persone come lui fossero... Boh... più snob! Invece lui sembra molto simpatico. Però...
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dal suono del telefono cellulare.
-Pronto.-
-Buongiorno. Qui è Jay Prentiss, dell'Ufficio Personale della
Forrester Creations. Sto cercando la signorina Melody McFarren.-
Trattenendo per un secondo il respiro, Melody rispose con un filo di voce: -Sono io.-
-Lei ci ha inviato un curriculum...-
-Sì, è esatto!-
-Bene. Vorremmo fissarle un appuntamento per un colloquio. Andrebbe bene questo pomeriggio alle quattro, qui nella nostra sede?-
-"Sì, sì... Certo.-
-Perfetto. Allora l'aspettiamo. A oggi.-
Quello era un sogno?!... Un colloquio alla Forrester. Aveva una grande opportunità. Doveva coglierla al volo! Ma... questo significava... Che avrebbe potuto lavorare alla Forrester. Rimase in silenzio per qualche minuto. Nella stessa ditta di Thorne. Il suo sguardo si incupì. Da quel momento in poi, Thorne Forrester diventava off-limits.

Seconda parte

Nel suo ufficio, Claudia stava tenendo dei colloqui per vendere i tessuti prodotti dalla sua azienda alle case di moda nei dintorni di Los Angeles.
-Grazie, prenderemo in considerazione la sua offerta.
-Arrivederci!
-Arrivederci.- Un uomo uscì dall'ufficio.
Dopo una breve telefonata Claudia sentì bussare alla porta.
-Avanti!
-Buongiorno, sono Deacon Sharp, della Forrester Creations. Riteniamo le vostre sete le migliori del mercato.
La donna restò affascinata dallo sguardo penetrante di Deacon e, lasciandosi condizionare dall'aspetto pensò "Forse ho trovato il cliente che cercavo..."
-Claudia Buckley, piacere. Forrester Creations ha detto? Ho già sentito parlare della vostra casa di moda.
-È possibile. Mi sono permesso di prendere informazioni su di voi ho scoperto che in passato le nostre aziende erano partner, ma per alcuni motivi che non sono riuscito a scoprire le relazioni sono
state interrotte oltre dieci anni fa.
-In effetti abbiamo passato un periodo di crisi, pertanto abbiamo preferito limitare le esportazioni e preferire i commerci all'interno del Giappone.- Disse Claudia.
-Però ora che vi siete risollevati, per noi sarebbe un piacere ricominciare a trattare con voi. I nostri clienti erano molto soddisfatti dei vostri tessuti.
-Penso faremo molti affari insieme, signor Sharp. Se posso avere un suo recapito, ci accorderemo nei prossimi giorni per una presentazione delle merci.
-Ecco a lei. Aspetto quindi sue notizie.
-Ci conti! Arrivederci.
-Arrivederci.
Deacon uscì. La ragazza seguì con lo sguardo il suo cammino finchè chiuse la porta, quindi sospirò...
Squillò il telefono, Claudia rispose. Era sua nonna, che con il marito era proprietaria della CottonSilk INC. -Claudia come stai? Come ti trovi a Los Angeles?
-Nonna, che bello sentirti! Sto bene, oggi forse ho conosciuto qualcuno con cui potremo tornare in vista. Ricordo che me ne avevi parlato, ho incontrato un rappresentante della Forrester Creations!
Sua nonna tacque per un momento. -La Forrester... Erano forse i nostri più grandi clienti in America. Mi raccomando, stai attenta: quella è gente che non scherza.
-Cosa vuoi dire?- chiese Claudia.
-Facevamo molti affari, ma sul piano dei rapporti umani sono persone dalle quali è bene diffidare... Conquistali come clienti, ma non voler fare amicizia con loro... è meglio, bambina mia...
-Nonna, non ti seguo, ma proverò a fare come dici. In ogni caso la tua bambina ci sa fare, non trovi?
-Sai bene che abbiamo sempre avuto fiducia in te! Ciao, a presto.
-Ciao, dai un bacio al nonno.
Dopo aver riattaccato la cornetta, l'anziana signora ricordò le parole che le aveva detto poco prima sua nipote. "Ho incontrato un rappresentante della Forrester Creations" e ripeté a mezza voce:
-Stai attenta, bambina mia, stai attenta...

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Appena salutata la sorella, Dale K., si recò verso il locale di cui lei aveva tanto ben parlato la sera prima.... un noto Café,ritrovo per lo più di giovani.... l'Insomnia.
Entrò nel Café immerso nei pensieri confrontando i tanti posti che aveva frequentato in Italia con questi locali ben diversi di Los Angeles.
Si sentì piuttosto spaesato ma decise comunque di gustarsi un buon caffè. Lo prese al bancone, senza dar molto retta alla ragazza che si trovava dall'altra parte del banco e cercava di attaccare in qualche modo bottone.
-Ciao, ti vedo triste, tutto bene?- disse lei.
Ma lui aveva la testa altrove. Non le diede ascolto e se ne andò verso un tavolo...
Si sedette non molto distante ad giovane donna, che lui non conosceva ma che in qualche modo lo affascinava. La donna era Doris.
Avrebbe voluto rivolgerle la parola, ma poi notò una ragazza avvicinarsi al tavolo e decise di lasciar perdere. Tuttavia non poté fare a meno di ascoltare un pezzo della loro conversazione.
Sentì dire che il proprietario cercava personale.  "Lavorare in un bar, potrebbe essere divertente..." Ma quel pensiero fu rapidamente dimenticato quando vide la cameriera allontanarsi.
Ritornò ancora ad osservare Doris, senza trovare il coraggio per parlarle ma continuando a fissarla.
Lei guardava altrove, pure lei incantata, ma alla fine si rese conto di essere osservata in modo troppo insistente......

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Al Mannequins, Michael aspettava di essere servito. Ingannò
l'attesa telefonando al padre per informarlo del nuovo affare in vista.
-La linea Ambrosia? Sì certo ne ho sentito parlare ma per quel che ne so io non avrà molto successo.
-Beh, stando al Signor Forrester, i problemi dell'Ambrosia line stanno per finire.
-Sii prudente, figliolo. Magari sta solo bleffando.
-No, non credo. Era troppo sicuro di sè. Non so cosa abbiano in mente in quell'azienda ma ho la netta impressione che il loro ottimismo sia più che fondato. Comunque non ti preoccupare. E' ancora tutto da decidere anche perchè non è Eric il Presidente della Forrester: probabilmente, a breve, dovrò fissare un appuntamento con Brooke Logan.
Dopo aver salutato il padre, Michael riagganciò e iniziò a sorseggiare il suo drink: non si era minimamente accorto che qualcuno, al tavolo accanto, aveva ascoltato attentamente tutta la sua conversazione...

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La sera prima Susan si era esibita all'Insomnia e le era piaciuto molto, era rimasta soddisfatta, anche perchè il Signor Garrison proprietario del locale si era mostrato molto cortese, dopo averla sentita cantare. Bridget, cha qualche sera prima si era recata con alcune delle sue amiche in un bar l'aveva sentita cantare, le si era avvicinata per farle i complimenti e poi le aveva consigliato di presentarsi al locale nel quale lei lavorava (l'Insomnia), per cantare per una sera, nonostante Cj. non le avesse dato il permesso. Susan terminò di cantare la sua canzone, e le luci si accesero sul palco dell'Insomnia.
CJ. le si avvicinò, con gli occhi che brillavano.
-Susan sei stata grande!! Fantastica!... Sei proprio la persona che cercavo e qui abbiamo davvero bisogno di una cantante brava come te.
Bridget, sentendo quelle parole fece una faccia sorpresa.
 -Ma, come?! C.J., non avevi detto che all'Insomnia non c'era bisogno di una cantante??...
-Bridget, stai zitta e torna al al lavoro.- la rimbeccò lui.
Poi tornò a guardare Susan. -Tornando a noi, Susan, ti andrebbe di ritornare domani per un provino??
-Certamente sig.Garrison, mi dica l'ora e io sarò puntuale.- rispose
lei con il cuore che batteva forte per l'eccitazione.
-Ti aspetto per le tre del pomeriggio, non mancare e chiamami pure C.J.!
-Ok, C.J.Tu puoi chiamarmi Suzy. Non mancherò.
Bridget in quel momento stava avendo un problema con un cliente e C.J. dovette intervenire.
Rimasta sola, Susan si sedette ad un tavolo per fumare una sigaretta.

--------------FINE PRIMA PUNTATA-----------

Arrivederci alla prossima puntata!!!
Roger